Terza Sala degli Arazzi

Terza Sala degli Arazzi, foto di Lorenzo Pennati
Palazzo Reale Terza Sala degli Arazzi. Foto di Lorenzo Pennati

 

Le Sale degli Arazzi di Palazzo Reale già dall'epoca arciducale (1778-1796) furono destinate ad ospitare una serie di sette arazzi rappresentanti le storie del mito di Medea e Giasone, nella versione tratta dalle Metamorfosi di Ovidio (in particolare il Libro VII). Per motivi conservativi, l'attuale collocazione degli arazzi nelle sale non rispetta la cronologia della storia.

La Terza Sala degli Arazzi è caratterizzata da una ricchezza di decorazioni che si riscontra in tutte le opere di cui è ornata, a cominciare dalla sontuosa volta decorata in stucchi dorati, realizzata da Giocondo Albertolli (1742-1839), con al centro l’affresco di Angelo Monticelli (1778 – 1837)  raffigurante “Giove tonante”, un soggetto suggerito da Giuseppe Parini.

Sulle pareti si completa il ciclo degli arazzi dedicati al mito di Giasone e Medea iniziati nella Prima e nella Seconda Sala, con gli episodi “Giasone conquista il vello d’oro” (1767), “I guerrieri nati dal dente del serpente volgono le armi contro se stessi” (1764). Agli arazzi si aggiungono inoltre gli undici pannelli ornamentali attribuiti ad Andrea Appiani decorati a festoni e candelabre, realizzati a tempera su tela.

Il tema del mito di Giasone viene ulteriormente ripreso nei sei sovrapporta in monocromo, olio su tela, attribuiti al pittore fiorentino Giuliano Traballesi (1731-1812): “Il Re Fineo istruisce Giasone intorno alla navigazione a Colco” (1775-1788) , “Giasone domanda al Re Eeta il Vello d'oro” (1775-1788), “Giasone ritorna in Tessaglia col Vello d'oro” (1800-1810), “Medea fa ringiovanire Esone” (1800-1810), “Medea fa uccidere Pelia dalle proprie figlie” (1800-1810) e “Medea sta per avvelenare Teseo” (1775-1788).

Completano la Sala la grande specchiera con camino in marmo di Carrara decorato con gigli dorati. Ai lati del camino è collocata una coppia di tavoli da parete in legno laccato avorio e verde con dorature e piano in marmo bianco venato. I tavoli sono di manifattura lombarda sec. XIX (1805-1815).

Anche in questa sala molte pannellature lignee sono originali del XVIII sec.: una parte dei lambris alle pareti, una finta porta, gli stipiti delle finestre e gli scuri.
 

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