Storia

Visita di Vittorio EmanueleDieci secoli di storia

Le origini di Palazzo Reale sono molto antiche e la sua storia corre intrecciata a quella di Milano e  di quelli che l’hanno governata. Dagli Sforza a Napoleone, dalla peste ai bombardamenti, sono molti i personaggi e gli eventi che hanno influenzato la struttura e le funzioni del Palazzo, specchio dei poteri forti che si sono alternati al governo della città e che ne hanno cambiato il volto nel corso dei secoli, fino a farne il più prestigioso spazio per le grandi mostre d’arte a Milano che oggi conosciamo. Scorrere la storia di Palazzo Reale significa leggere i cambiamenti che hanno coinvolto una delle città più importanti d’Italia e i suoi abitanti.

 

 

Un Palazzo per governare

Il suo primo nome fu Palazzo del Broletto - definito poi “Vecchio” per non confonderlo con il Broletto Nuovo, l’attuale Palazzo della Ragione. Il termine Broletto nel Medioevo indicava genericamente un’area recintata, ma a Milano divenne il palazzo del municipio, un luogo cioè destinato a governare la città, dove si svolgevano le assemblee cittadine e si amministrava la giustizia.

Questo ruolo si consolida con le signorie dei Visconti prima (1395-1447) e degli Sforza poi (1450-1535), questi ultimi in alternanza alla dominazione francese: nonostante la loro residenza ufficiale fosse il Castello Sforzesco, i duchi sentivano l’esigenza di un Palazzo che li rappresentasse ufficialmente a Milano, meno simile ad una fortezza e più orientato alla magnificenza delle corti  rinascimentali. Saranno però i francesi, succeduti agli Sforza con Luigi XII prima e Francesco I poi, a spostare qui la Corte nei primi decenni del Cinquecento facendone ufficialmente il Palazzo Ducale.

Verso una reggia: il periodo Spagnolo

Dopo l’alternanza al potere tra i francesi e gli Sforza, nel 1535 Milano passa al dominio spagnolo sotto cui rimarrà fino al 1714. La città affronta anni difficili, vittima di due epidemie di peste, la più grave descritta da Alessandro Manzoni ne I Promessi Sposi. 

I nuovi governatori si insediano nel Palazzo e intraprendono importanti lavori di ristrutturazione e ampliamento. Al suo interno viene costruito il primo teatro di Milano (1594), distrutto da un incendio nel 1659 e ricostruito solo nel 1717 fino a che nel 1776 venne decisa la sua demolizione e la contemporanea costruzione del celeberrimo attuale Teatro alla Scala.

Vita di corte: i grandi lavori degli Asburgo

Con gli austriaci, subentrati nel governo della città agli spagnoli nella seconda metà del XVIII  secolo, il Palazzo diventa luogo di fastosa vita di corte e abbellito da lavori di rinnovamento. Nel 1739 alloggia negli appartamenti di rappresentanza anche Maria Teresa d'Austria in una sua visita nel ducato milanese.

Agli austriaci si deve soprattutto la ristrutturazione dell’esterno del Palazzo nelle forme che possiamo vedere ancora oggi. Con l’intervento di Piermarini, chiamato a corte dal 1770 al 1778, scomparve ogni testimonianza architettonica dell’arte lombarda e tutto il Palazzo assunse le vesti neoclassiche. Da allora fu il Palazzo dei regnanti, da Maria Teresa a Napoleone, da Ferdinando I ai Savoia re d'Italia.

Palazzo di regnanti

Il Regio-Duca Palazzo, come fu chiamato fino al 1796, prese il nome di Palazzo Nazionale della Cisalpina con l’arrivo dei francesi finché, con l’arrivo di Napoleone Bonaparte fu chiamato in rapida sequenza Regia Corte, Palazzo della Corte Reale o infine Palazzo Reale.

Quando Milano diviene capitale del Regno d’Italia nel 1805 e poi capitale del Regno Lombardo Veneto, con il ritorno degli Austriaci, il Palazzo tocca il suo massimo splendore grazie all’opera di abbellimento affidata ad Andrea Appiani, a Pelagio Pelagi e ad un giovane Francesco Hayez.

Con la proclamazione del Regno d'Italia nel 1861, Milano perde il suo status di capitale e la famiglia reale dei Savoia, pur proprietaria del Palazzo, lo frequenta raramente e lo utilizza prevalentemente durante eventi ufficiali, come nel 1906 in occasione dell'Esposizione Universale. 

L'ultima visita ufficiale a Palazzo sarà quella del presidente americano Wilson nel 1919, accolto a Milano da Vittorio Emanuele III.

Ferite di guerra 

Dopo la Prima Guerra Mondiale, i Savoia si spogliano di gran parte dei loro beni e cedono il Palazzo Reale al Comune che, riservando le sale d’onore ai sovrani, propone di realizzare all’interno un museo di arti decorative, peraltro mai iniziato.

Duramente colpito dai bombardamenti del 1943, il Palazzo perse gran parte dei suoi tesori: interi ambienti del piano nobile furono irreparabilmente distrutti e con essi il loro contenuto di affreschi, fregi, sculture e addobbi, mentre arredi e ornamenti mobili, trasferiti in altra sede durante il la guerra, non furono più ricollocati. Il grande Salone Delle Cariatidi fu scoperchiato, le cariatidi erose dagli incendi, dalla pioggia e dalla neve successive al bombardamento.

Gli anni 50 e le grandi mostre

Già nel 1929 il Palazzo aveva ospitato una mostra commemorativa delle opere di Tranquillo Cremona nel cinquantesimo anniversario della sua morte. Ma la vera storia espositiva del Palazzo comincia nel 1951, quando Roberto Longhi allestisce la memorabile mostra su Caravaggio e i caravaggeschi. 

È l’inizio di una serie straordinaria di mostre che animeranno la vita culturale di Milano negli anni Cinquanta nel desiderio di ricostruire, attraverso la cultura, il tessuto socio economico e l’identità della città colpiti dalla guerra che anche a Palazzo Reale aveva lasciato laceranti ferite e segni di distruzione.

Nel 1952 si tiene una mostra dedicata a Van Gogh e nel 1953 una mostra di Pablo Picasso, per la quale l’artista sceglie di esporre il suo Guernica nella Sala delle Cariatidi, distrutta dai bombardamenti di 10 anni prima.

Seguiranno le mostre sugli Etruschi, su Modigliani, sul Seicento Lombardo. Negli anni Ottanta si assiste ad una ripresa dell’attività espositiva con innumerevoli mostre tra cui meritano di essere citate quelle sugli Anni Trenta, sull’Altra metà dell’Avanguardia a cura di Lea Vergine, su Munch, sul Settecento lombardo e su molti altri temi protagonisti dell’arte mondiale.

I restauri

Grazie all'impegno del Comune di Milano, di Fondazione Cariplo e alla collaborazione della Soprintendenza ai Beni Architettonici e del Paesaggio di Milano, i progetti ventennali di recupero e restauro hanno restituito al pubblico le sale appartenenti al periodo neoclassico e le 12 stanze dell’Appartamento dei Principi.

 

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