Seconda Sala degli Arazzi

Lorenzo Pennati, Seconda Sala degli Arazzi, 2017
Palazzo Reale Seconda Sala degli Arazzi. Foto di Lorenzo Pennati

Le Sale degli Arazzi di Palazzo Reale già dall'epoca arciducale (1778-1796) furono destinate ad ospitare una serie di sette arazzi rappresentanti le storie del mito di Medea e Giasone, nella versione tratta dalle Metamorfosi di Ovidio (in particolare il Libro VII). Per motivi conservativi, l'attuale collocazione degli arazzi nelle sale non rispetta la cronologia della storia.

La Seconda Sala degli Arazzi, realizzata nella seconda metà del Settecento, così come la sala successiva, conserva ancora l’eleganza dello stile asburgico nella scelta dei colori e delle decorazioni.

La volta della Sala è finemente decorata a stucchi in rilievo con dorature, ad opera di Giocondo Albertolli, nel cui centro si trova l’affresco “L’Apoteosi di Giasone” (1780). Il soggetto dell’affresco venne proposto da Giuseppe Parini e l’esecuzione venne affidata dell’artista austriaco Martin Knoeller (1725-1804).

Il tema del mito di Giasone prosegue dalla Prima Sala nei due arazzi alle pareti realizzati da Claude Audran con i due episodi: “Giasone giura fedeltà a Medea che gli promette aiuto con la sua arte” (1766) e “Le nozze di Giasone e Creusa” (1773).

Realizzati dalla manifattura francese dei Gobelins su disegno di Jean-Francois de Troy ed arazziere Claude Audran, gli arazzi vennero donati da Luigi XV agli arciduchi in occasione dello loro nozze (1771). Esistono altre copie di questa serie (non sempre complete o integre) presso l'Hermitage di San Pietroburgo, le Royal Collections in Svezia, il Castello di Windsor in Inghilterra ed al Wadsworth Atheneum Museum of Art di Hartford - Connecticut (USA).

Sulle pareti sono presenti una serie di dodici pitture a tempera opera di Giuseppe Levati (1739-1828). Le tele sono improntate al recupero della grottesca, sul tipo, allora tornato in auge, delle logge vaticane di Raffaello. Alle tele collaborò anche il giovane Andrea Appiani a cui si attribuiscono le figure dei medaglioni centrali in grisaille.

Di epoca più tarda, sono i cinque sovrapporta con putti che giocano, dipinti ad olio su tela da Angelo Monticelli (1778 – 1837), allievo dell’Appiani.

La Sala conserva ancora elementi di arredo originali come la grande specchiera sotto la quale è collocata una consolle in legno laccato e dorato (1800-1815), con piano in marmo bianco venato e fascia con motivo decorativo vegetale dorato.

Infine, parte dei lambris alle pareti, una coppia di finte porte, due porte e gli stipiti con le rispettive architravi e gli scuri delle finestre sono originali del XVIII sec.

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